Amoris Laetitia : “Il Dio Trinità è comunione d’amore, e la famiglia è il suo riflesso vivente”

Scritta durante il giubileo della Misericordia, l’esortazione apostolica Amoris Laetitia – La gioia dell’amore invita a trasformare il nostro sguardo sulle persone e sulle situazioni. È un vero tesoro per l’evangelizzazione. Laurent Landete, moderatore della Comunità dell’Emmanuele, spiega perché ha apprezzato profondamente questa esortazione apostolica.

Come ha accolto l’esortazione apostolica La gioia dell’amore?

Laurent Landete  Con grande gioia, per diverse ragioni. Innanzi tutto, come marito con Christel e come genitori. Nel capitolo 4 il papa parte dall’inno alla carità (1 Corinzi, 13) offrendoci un’autentica arte cristiana di vivere. Ci piace in modo particolare questa frase: “Amare significa anche rendersi amabili, … l’amore non opera in maniera rude, non agisce in modo scortese, non è duro nel tratto. I suoi modi, le sue parole, i suoi gesti, sono gradevoli e non aspri o rigidi” (§ 99).

Queste parole mettono in luce la grazia di questo pontificato: comunicare in modo semplice, per essere accessibili anche a coloro che non sono specialisti. È un punto importante! Se non veniamo capiti non trasmettiamo la fede a coloro che ci circondano, e neanche a quelli che sfortunatamente non ci circondano più. Spesso ci siamo separati dalle persone a tal punto che finiscono per non pensare che la Chiesa porti un messaggio di aiuto per la loro vita. A volte siamo così complessi nel nostro modo di annunciare la buona novella!

La nostra esperienza di genitori ci mostra d’altra parte che l’educazione è un cammino progressivo, legato alla crescita e alla libertà delle persone. Educare, trasmettere il Vangelo in modo durevole, è innanzi tutto ascoltare, poi adattarsi alle situazioni che si presentano, ovviamente senza tradire il messaggio. Ciascuno è unico, anche nella sua maniera di ricevere la grazia.

Mi colpisce profondamente l’invito di Francesco a rivolgere lo sguardo alle persone, a incoraggiarle, ad amarle così come sono, a metterci al loro posto, affinché lo Spirito Santo ci dia la forza per avanzare insieme sulla via esigente della santità.

Avendo poi avuto la gioia, insieme a Christel, di preparare tante coppie al matrimonio, ritroviamo in questo testo la grazia incarnata, semplice e gioiosa, che da sempre all’interno della Comunità dell’Emmanuele ci propone Amore&Verità. Perché, se la porta è stretta, “è sempre aperta” dice Francesco. Sappiamo quanto sia urgente entrare in relazione con le tante famiglie che vivono delle prove.

Infine, come responsabile di Comunità, ho scoperto in questo testo, pubblicato durante l’anno della misericordia, uno strumento missionario importante e sicuro.

Alcuni cristiani si sono spaventati e un po’ rabbuiati per alcuni contenuti di questo testo; che cosa dire loro?

Laurent Landete Sono al corrente dei dibattiti e dei timori suscitati da alcuni punti di questa esortazione. Ma sono convinto che l’unità della Chiesa e la missione si arricchiscano reciprocamente. In questi tempi in cui la famiglia è gravemente minacciata, è importante che non cadiamo in discussioni e divisioni sterili. La diffidenza che l’irrigidimento porta con sé, la critica acerba, l’ironia, anche il disprezzo, non sono frutto dello Spirito Santo. Questo tipo di reazioni d’altra parte ci discredita e ci rende fragili di fronte al mondo. La nostra unità esiste solo nella comunione con il papa e nella fedeltà al suo magistero. Il sostegno del successore di Pietro non è un’opzione per la Chiesa; ci sono confini che non possono essere oltrepassati. Fidiamoci invece delle sagge parole del papa emerito Benedetto XVI, che, in un libro-intervista apparso recentemente, rifiuta fermamente la trappola di opporre il suo pontificato a quello del papa attuale. Vedendo in Francesco “l’uomo meditativo” a servizio della “riforma pratica” dichiara: “Quando ho visto come parlava da una parte con Dio, dall’altra con gli uomini, sono stato davvero contento. E felice” (Benedetto XVI, Ultime conversazioni, a cura di Peter Seewald, 2016, Garzanti).

Viceversa, l’ardore evangelizzatore è creatore di unità. “Tutti siano una sola cosa … perché il mondo creda”, ci dice Gesù. Già lo sottolineava Giovanni Paolo II: “Solo diventando missionaria la comunità cristiana potrà superare divisioni e tensioni interne e ritrovare la sua unità e il suo vigore di fede” (Redemptoris Missio, n. 49). Il demonio utilizza sempre l’arma della divisione per tentare di ostacolare l’opera di Dio e diffondere la propria. I punti di questo documento che hanno potuto suscitare interrogativi non devono prendere il sopravvento e farci dimenticare il resto; accettiamo allora di dare loro un’attenzione proporzionata, per focalizzarci sull’evangelizzazione e spenderci per essa. Il momento è favorevole.

Intervista a cura di Laurence de Louvencourt per Il est Vivant!

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